moio per la libertà

Avevo imparato a leggere da poco tempo e mia nonna mi regalò un libro con la copertina verde. La sopraccoperta lucida celava la rilegatura in tessuto cartonato, era bellissimo. Quel libro era un po’ ingombrante per la mia presa di bambina ma suscitò subito curiosità. In particolare, fui attratta dall’impronta di una mano che era identica alla mia. Era messa lì a svettare in una pagina. Sembrava chiamarmi.

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A quei tempi la lettura in realtà seguiva il perdersi della fantasia nelle figure e in quel libro ciascuna pagina aveva un disegno tanto semplice e bruttino ma così convincente che fui spinta a leggere e rileggerne le confuse righe vergate con calligrafia poco chiara. Attratta sempre più, iniziai quindi a scorrere anche le frasi del testo.

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Si trattava di un diario.

La sua lettura riempì i momenti che precedevano quello del sonno notturno e la sopraccoperta verde pisello fece compagnia anche alla bambola di Pippicalzelunghe, mia compagna in tanti sonni di bimbe. La cosa straordinaria è che né sopraccoperta né libro si stropicciarono mai.

A ciascuna rilettura il diario sembrava arricchirsi di avventure, significati, spunti, idee e il desiderio di conoscere il protagonista, con cui in parte m’identificavo, divenne sempre più forte.

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Passò un anno e, oramai grandicella, lasciai il mio adorato libro in custodia a uno scaffale in un angolo nascosto della casa del mare. Lo avrei riletto un anno dopo nelle lunghe ore estive prima di prendere sonno.

In un inverno all’alba dei terribili anni di piombo, mentre i Pink Floyd pubblicavano l’album The dark side of the Moon e a New York inauguravano le Torri Gemelle del World Trade Center, mandarono in onda uno sceneggiato con protagonista il bimbo del diario. A quei tempi avere la televisione era un privilegio e io, sempre bambinella, feci in modo di non perdere nemmeno una delle otto puntate chiedendo e pregando mia madre di mandarmi a vedere la TV dalla mia amica del cuore.

Lo sceneggiato ebbe un gran successo fra noi coetanei e ci ritrovammo a canticchiare sempre il ritornello della sigla come inno di apertura dei nostri giochi. Lo si cantava all’inizio dell’intervallo, al mare con gli amichetti prima di una scorribanda, in montagna prima della lezione di sci e nell’umido degli spogliatoi della grande piscina cittadina.

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Negli anni son sempre tornata al mio libro dalla sopraccoperta verde pisello che stava al mare posato sull’attento scaffale; oramai liceale lo riportai in città facendone il compagno di libri ben più seri e adulti; universitaria l’ho poi letto nelle nottate pre-esame per distendermi e non pensare. Non l’ho mai però portato dietro nelle mie fughe di viaggi e di rinnovati inizi. La casa di mia madre ne è stata quindi prezioso scrigno.

Un paio di anni fa, non sapendo che regalare al bambino tanto elettronico di una mia amica per il suo primo giorno di scuola, ci pensai e, come folgorata, tornai ai sorrisi che suscitarono in me le avventure del mio piccolo eroe dalla copertina verde pisello. Ne comprai due copie, una per lui e una per me. Oggi la mia copia è nella amata e lontana tana in mezzo al mare. Ad oggi non credo che il figlio della mia amica ne abbia letto nemmeno una didascalia.

Senza titolo

Ieri sera, a cena da mia madre, parlocchiando del più e del meno, mi ha fatto l’elenco dei libri da donare all’Istituto dei Tumori di Milano. Un elenco incredibile di titoli e fra questi la mia domanda su dove fosse la copia originale che mi regalò la nonna.

Donata.

Donata? Mi son chiesta. Donata?!? Le ho chiesto. Donata! Ho esclamato arrabbiata. Donata a chi, quando?! Mia madre ha sboffonchiato che non lo ricorda. Almeno avrebbe potuto chiedermelo se poteva donare quella copia. Proprio quella copia, la mia copia, quella che avrebbe dovuto custodire!

Mi perdevo fra le righe di quel diario e trascorrevo infinite ore a guardare minutamente i disegni che davano forma alle parole dell’eroe Giannino Stoppani. Oggi quell’incanto è ancora con me, in me. Sorrido quando corro con il pensiero a quei dolci momenti in compagnia del libro dalla sopraccoperta verde pisello.


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Stralcio del testo originale che tanto mi ha rapita e di cui ho sempre fatto intima bandiera:

16 ottobre.
È appena giorno.
Ho preso una grande risoluzione e, prima di metterla in effetto, voglio confidarla qui nelle pagine di questo mio giornalino di memorie, dove registro le mie gioie e i miei dispiaceri che sono tanti, benchéio sia un bambino di nove anni.
Stanotte, finita la festa, ho sentito un gran bisbigliare all’uscio di camera mia, ma io ho fatto finta di dormire e non hanno avuto il coraggio di svegliarmi: ma stamani, quando si alzeranno, mi toccheranno certamente delle altre frustate, mentre non mi è ancora cessato il dolore di quell’altre che ebbi l’altro giorno dal babbo.
Con questo pensiero, non ho potuto chiudere un occhio in tutta la notte.
Non c’è altro scampo, per me, che quello di scappar di casa prima che i miei genitori e le mie sorelle si sveglino. Così impareranno che i ragazzi si devono correggere ma senza adoprare il bastone, perché, come ci insegna la storia dove racconta le crudeltà degli Austriaci contro i nostri più grandi patriotti quando cospiravano per la libertà, il bastone può straziare la carne ma non può cancellare l’idea.
Perciò mi è venuto l’idea di scappare in campagna, dalla zia Bettina, dove sono stato un’altra volta. Il treno parte alle sei, e di qui alla stazione in mezz’ora ci si va benissimo.
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Sono bell’e pronto per la fuga: ho fatto un involto mettendovi due paia di calze e una camicia per cambiarmi… In casa tutto è silenzio, ora scenderò piano piano le scale, e via in campagna, all’aria aperta…
Viva la libertà!…
A questo punto il diario di ha una pagina sgualcita, e quasi interamente occupata dall’impronta di una mano sudicia di carbone, sopra alla quale è, a caratteri grossi e incerti come se fosse stata scritta con un pezzo di brace, una frase interrotta da un fregaccio.

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Il giornalino di Gian Burrasca è il titolo di un popolare sceneggiato, in otto puntate, trasmessa dalla RAI,in prima serata, nel 1965 e replicato nel 1973 e nel 1982.
Questo sceneggiato era tratto dall’omonimo romanzo di Vamba.
Superlativa protagonista nel ruolo dello scatenato Giannino Stoppani era Rita Pavone.
La regia era di Lina Wertmuller Le Scene e costumi erano di Piero Tosi Le musiche erano di Nino Rota. Tra queste famosissima è stata la canzone Viva la pappa col pomodoro.

Ecco nove minuti, fra cui la sigla, della prima puntata:

20 commenti Aggiungi il tuo

  1. semprecarla ha detto:

    Leggerti mi ha fatto attraversare mille ricordi … Grazie! 🙂

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    1. ninjalaspia ha detto:

      Aaaaaaamica! ma dài, anche tu del “Viva la pappa pappa pappa col pomopomodoooor”? 😀

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      1. semprecarla ha detto:

        Non so se Rita Pavone ha interpretato il monellaccio quando ero piccina o l’ho vista dopo qualche anno, so solo dirti che ricordo bene la Carrá e Maghella, e canzoni come A zigozago di Daniela Goggi. Non sono una bimba, ebbene siiiiiiii …. 🙂

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        1. ninjalaspia ha detto:

          ;-D 😀 sempre bimbe, anzi, le migliori 😉 Buon fine settimana

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          1. semprecarla ha detto:

            Un abbraccio infinito ….

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  2. arielisolabella ha detto:

    Ahhh ho letto il giornalino con gran piacere e mi ricordo bene Rita pavone che saltava sul tavolo del refettorio cantando a squarciagola ! Bei tempi…mi mancano…bei ricordi.il nostro tesoro di felicità a cui attingere a piene mani sempre! 🙂

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    1. ninjalaspia ha detto:

      Hai ragione, un vero tesoro di felicità e ribellione! 😉
      Buon fine settimana a te, ti abbraccio forte 😉

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      1. arielisolabella ha detto:

        Sereno weekend ! 🙂

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        1. ninjalaspia ha detto:

          😀 anche a te! Grazie

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  3. Silvia ha detto:

    Ero piccola ma lo ricordo benissimo, e poi l’ho rivisto quando era piccola mia figlia……quanti ricordi 🙂

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    1. ninjalaspia ha detto:

      Sì, tanti.
      Nessuno pensa che in realtà è un testo classico, dei primi del ‘900, eterno. Tante generazioni sono cresciute con lui e mi fa veramente piacere constatare che è nei ricordi d’infanzia tuoi e di tua figlia. Bellissimo! 😀
      Buon fine settimana e un abbraccio

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      1. Silvia ha detto:

        grazie, anche a te 🙂

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  4. elinepal ha detto:

    Ma quindi diamo coetanee ? Incredibile!

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    1. ninjalaspia ha detto:

      Buon giorno! 😀
      perché “incredibile”?

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      1. elinepal ha detto:

        Perché ti pensavo tanto più giovane ….

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        1. ninjalaspia ha detto:

          Beh, l’età è del cuore! Ecco perché sono tanto arrabbiata; sono e mi sento una giovincella che vien definita “Signora” quasi per caso. 😉
          Buona domenica 🙂

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          1. elinepal ha detto:

            Idem!!
            Buona domenica a te 🙂

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  5. milanoartexpo ha detto:

    Bellissimo testo.

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    1. ninjalaspia ha detto:

      Buon giorno!
      Sì, un libro semplice e astuto al contempo, le cui avventure hanno fatto crescere tante piccole canaglie 😉
      Buona settimana a te 🙂

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